VILLA PEDRIALI
VILLA PEDRIALI
VILLA PEDRIALI
Non lontano dall’abitato sorge il complesso di Villa Pedriali, noto anche come villa l’Antella, su un poggio del crinale che delimita la stretta valle del torrente Isone. Per la sua posizione dominante la visuale spazia sino al Ponte a Niccheri e sulla valletta del Rio Rimezzano. Percorrendo, da Firenze, la strada comunale dell’Antella verso l’abitato, la villa è già visibile all’altezza dell’Ospedale di S. Maria Annunziata.
L’accesso principale, un tempo, avveniva in corrispondenza di un cancello monumentale posto di fronte al ponte all’Asse, in località detta Alberi di Sotto, da cui si dipartiva un viale alberato di lecci che saliva su fino alla residenza e che oggi è interrotto a metà dall’Autostrada del Sole.
I fabbricati sono circondati da magnolie secolari, lecci ed ippocastani, resti della sistemazione ottocentesca del giardino. All’interno della recinzione muraria che delimita il giardino, si trovano la cappella, la residenza del custode, la serra-limonaia, un gazebo ed alcune fontane e vasche. Le murature di pietrame a vista, la torre merlata con sporto sorretto da beccatelli, un abbondante fioritura di merli, comignoli, stemmi, in pietra o dipinti su fondi intonacati, caratterizzano il prospetto principale: opere per lo più di decorazione che conferiscono alla villa l’aspetto neomedievale assunto nell’800.
Gli altri prospetti sono invece più spogli, segnati soltanto dall’evidente succedersi nel tempo degli interventi diampliamento e dalla partitura delle finestre. Le differenti destinazioni d’uso individuano due parti distinte del complesso: la residenza padronale che occupa la parte est e si dispone su due livelli (al piano terra la “zona giorno” e al primo piano la “zona notte”) e la parte ovest che ospita al piano terra e nel sotterraneo gli annessi agricoli: tinaia, cantine, e rimesse.
Villa Pedriali testimonia in modo emblematico il processo di antropizzazione del territorio dell’Antella. Già in epoca romana il poggio su cui sorge, a poche decine di metri dalla cima, vedeva correre l’antico tracciato della “via dell’Ellera”. Ma è solo nel XIV secolo che si trovano i primi documenti che attestano l’esistenza di un edificio in quel luogo: apparteneva ai Macinghi, una famiglia che aveva numerose proprietà a Firenze nella zona di via de’ Servi. In quel tempo l’edificio doveva essere già un “palagio”, ma i diversi spessori delle murature e, più in generale, l’osservazione attenta del rilevo fanno pensare alla preesistenza di una casatorre che aveva subito il cosiddetto “appalagiamento”. Nel XV secolo l’attribuzione della proprietà del palazzo è incerta. Alcuni sostengono che fu residenza di campagna dei Peruzzi, famiglia fiorentina che aveva acquisito vaste proprietà nella zona detta “Alberi”, tanto che nel 1427 viene ricordato come “palagio” di Bernardo Bindaccio di Bonifazio Peruzzi. Altri riportano la data del 1457 come anno in cui Macigno Macinghi vendette la villa a Messer Ottobuono di Lapo Piccolini. Nelle carte dei Capitani di Parte Guelfa, alla fine del ‘500, il palazzo è ricordato come “Dei Niccolini ed è citato nel 1609 come “Podere a li Alberi” tra le documentazioni fornite dall’Archivio Parrocchiale di Santa Maria all’Antella. I consistenti lavori che modificarono la villa nell’estetica e nella volumetria risalgono al XVIII secolo. I Niccolini alienarono tutta la loro vasta proprietà dell’Antella, villa compresa, nel 1836. Passò allora al principe Giulio Cesare Rospigliosi e poi, negli ultimi anni dell’Ottocento, al cavalier Borsini: nella carta IGM del 1900, infatti, essa è già indicata come Villa Borsini. Durante la Prima Guerra Mondiale fu proprietà dei Conti di Collalto che l’ampliarono, ne aumentarono i vani e rialzarono la torre. Negli anni successivi cambiò diversi proprietari: i Rossi la acquistarono nel 1918 per rivenderla dopo pochi mesi ai Portinari. Nel 1920 la villa fu infine comprata, insieme a tutta la tenuta, dall’ingegnere romagnolo Giuseppe Pedriali. La tenuta, allora, si estendeva per 240 ettari e contava tre ville e venticinque poderi tenuti a mezzadria; dopo l’avvento del Fascismo l’ingegner Pedriali, che fu uno dei primi finanziatori del movimento di Benito Mussolini di cui era amico personale, ne fece simbolo di propaganda agraria dotandola di macchinari ed attrezzature all’avanguardia.
Nel testamento del 30 aprile 1930, su indicazione di Benito Mussolini, più volte ospite della Villa presso la quale aveva una sua propria camera riservata e che voleva istituire quale erede unico non avendo figli, Pedriali lasciò il complesso alla Provincia di Forlì, ma l’eredità fu accettata solo nel 1948. Da allora gran parte dei terreni sono stati alienati e la villa ha conosciuto un parziale abbandono. Nonostante l’azienda agraria abbia continuato a funzionare utilizzando gli annessi, infatti la parte residenziale è caduta in disuso tanto che, nei primi anni ’80, venne svuotata della mobilia oggi conservata dalla Provincia di Forlì.
é una villa grandiosa circondata da un ampio giardino e da un vasto parco, posta su di un colle da cui si gode di una stupenda vista delle colline fiorentine